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Nuovo Cinema Paradiso

Parlare di Nuovo Cinema Paradiso è come parlare di un sogno, è come ricordare una storia che ti è stata raccontata in passato. Parlare di Nuovo Cinema Paradiso significa essere trascinati sulle dolci note del tema d’amore del grande Ennio Morricone. Non appena quelle note sfiorarono le mie orecchie il mio cuore iniziò a battere forte, mi ero innamorata, innamorata follemente di quel pezzo che non mi stancherei mai e poi mai di riascoltare.

Sentire le note che suonano scivolando sulle corde di un violino, ti stringe il cuore. Lo sento come fosse una spugna, che si gonfia, si riempie d’acqua e, mentre trattengo il fiato dall’emozione, stringo la spugna. L’acqua che scorre tra le mie dita, sulle mie braccia sono le mie emozioni che si allontanano da me, che volano via, che hanno scoperto la libertà. Queste note aprono il mio vaso di Pandora, ma non ne escono i mali, ma solo i miei sentimenti più veri e profondi. Esplodere, scoppiare, sentire la musica che ti entra dentro, fin dentro le ossa, alzando il volume sempre di più.

Mentre scrivo questo post, ascolto Perlman che suona in maniera strabiliante questo pezzo di storia del cinema e della musica italiana. Non c’è modo per spiegare una così pura bellezza, l’unico modo per apprezzarla è chiudere gli occhi e lasciarti trascinare in quello che è il variopinto mondo delle note musicali.

Anche il film riesce ad offrirmi emozioni così sincere. È ambientato del secondo dopoguerra, il conflitto è terminato da due anni e in un paesino della Sicilia, Giancaldo, una delle poche attrazioni che la gente si può permettere è quella di andare al cinematografo. Protagonista della vicenda è Totò, un bambino che ha perso il padre in guerra e che vive con la madre e la sorella. Totò fa il chierichetto della Chiesa, il parroco gestisce il cinema del paese censurando dai film tutte le scene con i baci o che possano alludere ad effusioni amorose. Il bambino è incuriosito dal mondo della celluloide e, intrufolandosi nel cinematografo, riesce a guardare ogni film, anche le scene censurate. Nonostante i divieti della madre, il piccolo Totò riesce a convincere Alfredo, il proiezionista, ad insegnargli a maneggiare il proiettore, anche se la maggior parte delle cose le aveva già imparate osservando.

Tra i due si stringe un forte legame, Alfredo si sostituisce un po’ al padre del bambino partito per la Russia durante la Seconda Guerra Mondiale e di cui Totò non si ricorda quasi più il viso, mentre  il bambino è per Alfredo il figlio che non ha mai avuto. Il loro rapporto diventa ancora più forte quando, un giorno, la pellicola prende fuoco e nella cabina di proiezione si propaga un incendio dal quale Totò riesce a salvare l’amico trascinandolo giù per le scale, purtroppo Alfredo rimane cieco. Una volta che il Cinema Paradiso fu rimesso a nuovo dopo qualche anno, Totò ormai divenuto ragazzo prende il posto di Alfredo che continua a frequentare il posto, dimostrando la sua grande conoscenza del mezzo cinematografico.

Totò adolescente si innamora di una ragazza di famiglia borghese, Elena, ma la famiglia non gradisce il rapporto e va via dalla Sicilia. Dopo poco Totò, Salvatore, è chiamato al servizio militare e parte per Roma e la perde totalmente di vista. Una volta tornato in Sicilia, Alfredo dice a Salvatore di andare via:

Vattinni, questa è terra maligna… fino a quando ci sei tutti i giorni ti senti al centro del mondo, ti sembra che non cambia mai niente, poi parti.. un anno, due… e quando torni è cambiato tutto, si rompe il filo. Non trovi chi volevi trovare, le tue cose non ci sono più, bisogna andare via per molto tempo, per moltissimi anni per ritrovare la tua gente, la terra, dove sei nato, ma ora no, non è possibile, ora tu sei più cieco di me. […] Nu tornare più, nun ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere, nu te fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti. Se nu resisti e torni indietro non venirmi a trovare, nun ti faccio entrare a casa mia, u capisti?

Salvatore parte per Roma, dove diventa un famoso regista cinematografico e quando riceve dalla madre la notizia della morte di Alfredo rimette piede nella sua terra dopo trent’anni di lontananza. È l’occasione per ricucire quello strappo con il passato, per rivedere persone che un tempo avevano fatto parte della sua vita, ognuno con le sue rughe addosso. Come la gente di Giancaldo, anche il Cinema Paradiso è ormai invecchiato, abbandonato da diversi anni. Il luogo che era stato la fucina dei suoi sogni e desideri era pronto ad essere demolito.

Salvatore, dopo la cerimonia, torna a Roma con una pizza contenente una pellicola senza nome lasciatagli da Alfredo. Pellicola su cui sono impressi i tabù dell’epoca, quei baci scabrosi che pazientemente tagliava dal nastro al suono della campanella del parroco, quei fotogrammi che erano manifesto dell’amore che non poteva essere mostrato e che doveva essere taciuto. Tutto ciò che avevano condiviso ora apparteneva a lui, a Totò. Un Salvatore commosso per quei ricordi che gli affollavano la mente e per quel bene profondo e reciproco che i due si erano voluti.

Carla Valentini